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Presentazione

 

Come suggerisce l’intestazione cui si intitola il Gruppo di ricerca, racconto e novella, benché spesso avvertiti come intercambiabili, sono istituti differenti. Lo mostra innanzi tutto il Decameron, nel quale è agevole distinguere le singole novelle dal racconto della crescita intellettuale e civile dei dieci giovani, che quelle novelle incornicia, e che conferisce al libro la sua specifica fisionomia: quella non di una raccolta di semplici novelle, ma di un libro di novelle che vengono via via raccontate e commentate. All’interno delle due categorie narrative individuate si giuoca di fatto gran parte della storia della narratio brevis in Italia. I confini cronologici indicati, peraltro da non intendersi in senso rigidamente esclusivo, vanno dalla data della presumibile composizione del Novellino al Cunto de li cunti di Basile.

Negli ultimi tempi l’attenzione per la novella italiana dei primi secoli si è considerevolmente acuita, per diverse ragioni. La prima consiste forse nel fatto che la novellistica è un genere letterario che, proprio in ragione della mancanza di una codificazione normativa antica che la riguardi, è estremamente aperto, sia verso l’esterno che verso l’interno; ciò equivale a dire che essa da una parte accoglie in sé generi letterarî differenti (la cronaca e la storia, la letteratura esemplare e omiletica, i detti memorabili e le facezie, ecc.), dall’altra tende a proiettarli oltre la sua stessa parabola, come accade a esempio con la rivisitazione del repertorio romanzesco antico greco e latino. Si è insomma, con la novellistica, di fronte a un genere letterario tanto spugnoso quanto proteiforme.

Le inclusioni nell’Orlando furioso da una parte, nel Quijote dall’altra di testi chiaramente avvertibili, e storicamente percepiti dal pubblico come novellistici ne possono essere dimostrazioni adeguate, per fare solo due esempî di autori sommi; tutto ciò tacendo del fatto che Cervantes, nelle sue Novelas ejemplares, chiaramente si rifà alla tradizione italiana. Ma, come detto, vale anche l’inverso, e buone esemplificazioni ne possono essere le novelle di Alatiel, del conte d’Anguersa, di Gentile de’ Carisendi (rispettivamente Decameron, II 7, II 8, X 4), largamente tributarie del romanzo antico, e a loro volta disponibili a travasarsi in molte narrazioni della prima e matura modernità.

La novella italiana non ha solo una genealogia e una fortuna romanzesche; ne ha una, altrettanto cospicua, nel teatro italiano ed europeo, con esempî inarrivabili, da Shakespeare a Lope de Vega. Non si esagera perciò a definire la novella come genere passepartout.

Sui rapporti tra novella e romanzo, come su quelli tra novella e teatro, benché parecchio ancora ci sia da dire, molto è stato fatto. Viceversa, nel caso di altri generi letterarî, come di altre problematiche culturali (novella e storia, novella e diritto, novella e costume, ecc.), il territorio è quasi del tutto da circoscrivere.

Inoltre c’è una ragione ulteriore per costituire un gruppo di ricerca quale quello qui presentato, nel quale gli studiosi delle leve più giovani dovranno avere larga parte. Con poche eccezioni, le più importanti raccolte novellistiche italiane del periodo cui il gruppo si intitola, sono ancora prive di un commento adeguato e al passo colle conoscenze nel frattempo acquisite. Per non parlare del fatto che alcune raccolte, la cui fisionomia deve ancora essere disegnata con accuratezza, sono tuttora allo stato manoscritto. Si aggiunge, per questo motivo, agli intenti e ai percorsi di ricerca sopra ricordati, anche la preoccupazione filologica di riuscire a colmare importanti vuoti con edizioni nuove o con un aggiornamento filologico e critico di edizioni storiche, oggi di difficile reperimento o corredate da apparati esegetici ormai desueti.

Infine, nella convinzione che la ricerca abbia tra le sue finalità più importanti la didattica, dalla cui pratica si possono ricavare sempre nuovi stimoli e spunti di riflessione, il Gruppo si propone di organizzare ogni anno un ciclo di seminari presso il Dipartimenti di Studi Umanistici dell’Università della Calabria (ma non si esclude la possibilità di includere nell’iniziativa altre sedi universitarie) rivolti a studenti e a dottorandi.  

CONTENUTI

Il gruppo di ricerca

 
Responsabili:
Maria Cristina Figorilli
(Università della Calabria)
Teresa Nocita
(Università degli Studi dell’Aquila)
 
Studiosi:
Renzo Bragantini
(Sapienza - Università di Roma)
Nicoletta Marcelli
(Università degli Studi di Urbino)
Elisabetta Menetti
(Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
Michael Papio
(University of Massachussets – Amherst)
Antonio Sotgiu
(Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3)
Ilaria Tufano
(Università degli Studi di Urbino)